I MAESTRI VETRAI VENEZIANI: VIAGGIO NELLA STORIA DI UNA TRADIZIONE ARTIGIANALE ANTICA
Sebbene oggi i laboratori dei maestri vetrai veneziani siano dislocati in tutta l’area che circonda Venezia, quando si pensa al vetro veneziano il pensiero va immediatamente a Murano.
Ma perché Murano è conosciuta come “l’isola del vetro”?
La lavorazione del vetro è un’arte antica e, già dai tempi della Repubblica di Venezia, era una preziosa fonte di ricchezza.
È proprio nel 1291 che il Doge decise di spostare le fornaci del Vetro in un’unica isola: Murano.
Questa scelta aveva una doppia funzione. In primis quella di contenere i rischi di incendi frequenti che la presenza dei forni e delle fornaci costituiva (clicca qui – per saperne di più); in secondo luogo, come protezione e salvaguardia dei segreti della lavorazione del vetro controllando i maestri vetrai.
Le potenze straniere che volevano fare concorrenza a Venezia erano molte, ma non ne conoscevano le tecniche ed ecco perché i maestri vetrai erano sorvegliati e protetti. Infatti, non potevano espatriare portando con sé i segreti del vetro.
MURANO E L’ARTE DEL VETRO, UNA TRADIZIONE CUSTODITA NEI SECOLI
Uno degli effetti della concentrazione dei maestri vetrai sull’isola di Murano fu lo scambio di tecniche e nuove idee che portarono a significative innovazioni nella lavorazione del vetro stesso come, ad esempio, la realizzazione del cristallo veneziano, il primo vetro veramente trasparente al mondo.
Nonostante le precauzioni prese dal Doge, però, molti vetrai riuscirono a fuggire con il loro bagaglio di esperienze e conoscenza artigianale, gettando Venezia in un periodo di crisi che durò alcuni secoli.
La svolta avvenne con l’introduzione del vetro di Murano nella realizzazione di lampadari.
Fu il famoso Maestro Giuseppe Briati a inventare il lampadario fiorito di Murano – ancora oggi uno degli stili più ricercati in tutto il mondo – per il quale i maestri vetrai divennero e rimasero per molti secoli sinonimo di produttori di oggetti di lusso in tutta Europa.
Tra i lampadari di Murano più famosi nella storia ricordiamo il lampadario del salone da ballo di Palazzo Alliata di Pietratagliata – il lampadario più grande d’Italia! – e il lampadario ancora oggi appeso nel palazzo di Federico IV di Danimarca.
Le tecniche di lavorazione del vetro veneziano si sono tramandate immutate nei secoli di generazione in generazione e, ancora oggi, l’arte del vetro di Murano costituisce una delle eccellenze artigianali italiane esportate in tutto il mondo.
IL MAESTRO VETRAIO E I SUOI AIUTANTI: COME NASCE IL VETRO DI MURANO
Il maestro vetraio non è un semplice vetraio ma un vero e proprio artista che deve avere un ricco bagaglio di competenze e anche una certa forza fisica.
Basti pensare alle alte temperature a cui è sottoposto costantemente chi lavora il vetro, agli strumenti che utilizza per lavorare (pinze roventi, bardella, canna da soffio, da levar e da supiar, cazza da infornar, da missiar e dai traghettar, solo per citarne qualcuno), al peso del bolo incandescente, alla rapidità dei movimenti e dei gesti del suo lavoro.
Inoltre, deve anche essere in grado di interpretare i disegni tecnici ma, soprattutto, il maestro vetraio progetta, crea, modella e trasforma un’idea in qualcosa di reale partendo da una polvere – la sabbia silicea – che si trasforma in una pasta incandescente col calore fino a diventare elemento solido.
Oggi, è possibile effettuare un percorso di studi per imparare l’arte del vetro. Un iter che comprende l’istruzione in campo artistico e umanistico, ma la formazione teorica non può prescindere da quella pratica all’interno di un laboratorio per apprendere le varie tecniche di lavorazione, come ad esempio, il vetro soffiato, la lavorazione a cannello o la filigrana.
E prima di diventare maestro vetraio vi è una lunga istruzione che passa attraverso una rigida gerarchia.
Per produrre e lavorare manualmente gli elementi di un lampadario in vetro di Murano, il maestro si avvale di numerosi assistenti che dirige proprio come un direttore d’orchestra.
Ogni assistente ha un nome e un compito specifico nel processo produttivo e nella realizzazione dell’elemento in vetro. Così, oltre al maestro, ci sono anche il servente e il serventino – il primo e il secondo aiutante del maestro -, il garzone, il garzonetto e il forcellante.
La pasta di vetro deve essere preparata durante la notte, introducendo nel forno a 1.200 gradi le materie prime necessarie per le lavorazioni del giorno successivo. Alla sabbia silicea possono essere abbinate diverse altre polveri e materiali come l’ossido di sodio, il nitrato di arsenico, l’ossido di zinco o di calcio, in base al tipo di vetro che si vuole ottenere.
Il calore crea un materiale morbido e malleabile che viene lavorato dal maestro vetraio e i suoi assistenti in base alla tecnica scelta e una volta terminato, l’elemento viene introdotto in un altro forno a circa 500 gradi che viene spento e lasciato raffreddare per un giorno o più. Questo trattamento evita la rottura del vetro stesso.
È interessante sapere che l’età media dei maestri vetrai è di cinquant’anni e che il 60% circa abita ancora a Murano.
PATRIZIA VOLPATO PORTA I LAMPADARI IN VETRO DI MURANO NEL MONDO
Il vetro di Murano è uno degli elementi base presente in quasi tutte le collezioni di lampadari Patrizia Volpato che riprendono la tradizione del vetro veneziano e la portano nel mondo con innovazione e creatività.
Alla lavorazione artigianale del vetro realizzata dai maestri vetrai veneziani, si aggiunge la ricerca e la tecnologia che rispondono alle esigenze moderne e l’attenzione alla sostenibilità.
Le collezioni tramandano le antiche tecniche di lavorazione con un design moderno e contemporaneo come, ad esempio:
- Venezia il cui elemento portante è la frangia in perline di vetro di Murano cucite a mano;
- Iconica che ripropone la nobiltà dei fiori e delle foglie in vetro di Murano colorati;
- Glace le cui proposte presentano la lavorazione del vetro martellato;
- Intrecci una collezione di lampade e lampadari che riprendono il design del lampadario veneziano ad ampi bracci.
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